La pescicoltura
Pescicoltura di Ranco


La Pescicoltura


Il Varesotto, in modo particolare l’area dei laghi, ha una antichissima tradizione di pesca.

Lo stesso emblema di Ranco, rappresentato sul Gonfalone Comunale, è costituito da un tralcio di vite (simbolo dell’antica attività agricola ranchese) e da un pesce (simbolo della tradizionale attività di pesca). Non deve stupire, quindi, che, gli antichi abitanti abbiano cercato di “allevare” i pesci, almeno quelli più spartani e meno esigenti in fatto di habitat (tinche, carpe, anguille).

Di queste itticolture, chiamate “peschiere” o “bernali”, dislocate in aree palustri facilmente circoscrivibili e altrimenti improduttive, si hanno molteplici prove. Una antichissima peschiera era situata alla foce della Vepra meridionale, in Bruschera, presso Angera.

Si sa per certo che nel 1444 venne venduta dalla comunità angerese a un tale Ondolo o Avondolo (probabilmente avo degli attuali Ondoli, cognome assai diffuso oggi ad Angera) e ciò costituisce prova sicura della sua esistenza e del suo valore. Venivano persino censite, oltre alle peschiere “regolari”, anche le peschiere “abusive” e pure di ciò abbiamo prove: una carta del 1653 di tale Bartolomeo Tiberino, agente Borromeo, con le indicazioni delle peschiere (legali e.. illegali) delle cosiddette “acque ferme dell’Angerese”.


Nel febbraio 1931, alla presenza del prefetto di Varese, fu inaugurata la nuova stazione di piscicoltura, creata per l’incremento e lo sviluppo del patrimonio ittico del lago Maggiore.


Alla presenza del podestà Andrea Della Chiesa, vennero immessi nel lago un gran numero di avannotti, tratti dalle campane di incubazione. L’opera fu realizzata dal- l’Unione Pescatori del Verbano.


In occasione dell’immissione degli avannotti nelle acque del lago, nel passato si svolgeva una cerimonia religiosa alla presenza del parroco, dei conti Borromeo e di altre autorità civili. Una decina di imbarcazioni si spingevano a pochi metri dalla riva. Il parroco benediceva le due vasche di avannotti e i pescatori versavano nelle acque i piccoli pesci che, dopo essersi acclimatati, puntavano  a fior d’acqua verso il sole.


La cerimonia si chiudeva con un rinfresco  e la distribuzione di dolci per i bambini dei pescatori, presso l’Albergo Sole.

In un vecchio articolo di giornale, apprendiamo che i diversi incubatoi di Stresa, di Ranco, di Angera e di Luino, nella campagna ittiogenica del 1936-37, avevano dato 33 milioni di avannotti di coregone e 300.000  avannotti di trote.


La piscicoltura è attualmente in funzione , nelle campane di vetro si mettono le uova del lavarello, mentre in cassette di metallo quelle di trota. Tutte le uova, devono essere sempre immerse in acqua corrente. Gli avannotti vengono messi in libertà nel lago in periodi diversi: da dicembre quelli del lavarello, da marzo-aprile quelli della trota


Oggi al termine e al concetto di piscicolture si è sostituito quello di incubatoi ittici. Trattasi, nella pratica, di vasche artificiali o semi-naturali ove si producono, partendo ove possibile da riproduttori selvatici selezionati, uova e, quindi, dopo la schiusa, avannotti delle specie più significative.

I vantaggi sono quelli di avere un controllo sanitario, genetico (si privilegiano infatti le specie autoctone) nonché di potere generare con sforzi contenuti grandi quantità di pesce a fini di ripopolamento. Non ultima è la finalità educativo-ambientale: sempre più spesso essi sono infatti meta di scolaresche alla ricerca di nozioni di ecologia acquatica.

Ad oggi in provincia di Varese sono stati realizzati progetti di conservazione e reintroduzione del Coregone (a Ranco e Brusimpiano), della Trota Fario (nel Torrente Tinella-presso Gavirate- e a Maccagno e Brusimpiano), della Trota Marmorata (a Maccagno, Brusimpiano e Porto della Torre), del Luccio (nell’incubatoio sul Tinella), dell’Alborella (presso il Tinella e a Brusimpiano), del Pigo (all’incubatoio di Porto della Torre).


La stazione di piscicoltura di Ranco è vocata soprattutto al Coregone Lavarello.

L’incaricato “storico” dell’incubatoio di Ranco era il mitico “Brunin”, il pescatore Bruno Brovelli, oggi è  gestita dal Comune e alcuni pescatori volontari di Ranco.

(fonte: sito Comune di Ranco)


Filmati della Pescicoltura di Ranco