La pesca a Ranco

La pesca


L’altra  tradizionale di Ranco è la pesca, favorita sia dalla posizione del paese sia da una donazione concessa nel secolo XVII ai residenti del Comune dalla famiglia Borromeo, a nome del re di Spagna.


Risulta, infatti, da un documento storico del 31 agosto 1623, che il Re di Spagna, Filippo IV. concedeva al cardinale Federico Borromeo, Arcivescovo di Milano, e ai suoi discendenti il feudo della terra d’Angera con la sua Rocca con tutti i diritti feudali, ad eccezione del diritto di pesca, lasciato agli abitanti della zona.


Si legge testualmente: “...decretando tuttavia che la pesca che altre volte ebbero i predecessori di questo feudo, ...fino alla metà del lago, rimanga riservata ed eccettuata, così che i pescatori della detta terra e i suoi abitanti la possano liberamente godere, nonostante qualunque sentenza ed istanza di delatori promulgata in generale sopra tutto il lago. Questo diritto di pescare in nessun modo sia compreso nella con- cessione del Feudo e ciò consentendo lo stesso Cardinale supplicante in grazia dei po- veri... da osservarsi tanto dal detto Cardinale quanto dai suoi successori”.


La tradizione popolare ha attribuito questo privilegio ad un atto di generosità compiuto dai ranchesi. Si narra infatti che una principessa, ospite centinaia di, anni fa dei Borromei, su una barca, di notte, in piena tempesta, fu .salvata da morte certa dai pescatori di Ranco, accorsi in suo aiuto. I padroni del lago, i Borromeo, per onorare il loro coraggioso gesto, concessero agli abitanti del piccolo paese il diritto di pescare, senza versare tributi, in quello specchio di acqua che ne bagna le sponde. Non godono della stessa concessione di pesca altri centri del Lago Maggiore; ad Arona, Meina, Lesa, ancora oggi i pescatori pagano un pedaggio per poter esercitare la loro attività.


La fortuna dei pescatori di Ranco è legata alla qualità del pesce: infatti, la fascia di lago compresa nel Comune, offre un pesce migliore, più saporito, grazie al fondale non fangoso, ma a sabbia.


Per questi motivi, la pesca nel passato è stata una risorsa fondamentale per gli abitanti. Erano decine i pescatori professionisti che si tramandavano il duro mestiere da una generazione all’altra, lottando sulle loro barche a remi contro la pioggia, il vento, le tempeste che trascinavano via le reti fino a farle scomparire e perdere. Attualmente a Ranco si sono ormai ridotte le barche dei professionisti. Numerosi sono però diventati gli “utilisti” dell’Uso Civico, i residenti, che possono pescare con tutte le reti, rispettando le regole generali della pesca, nella fascia di lago compresa nel territorio di Ranco; i professionisti invece possono anche sconfinare da tali limiti, pagando però tasse di concessione governativa.


Il pesce più pregiato è il persico; molto apprezzato è pure il lavarello. Si pescano inoltre l’alborella, la tinca, qualche trota, mentre l’agone è proibito per via di tracce di DDT nella sua carne.. Per la pesca del persico, che è il re, c’era una tecnica speciale, quella della rete “fissa”, messa dai pescatori intorno alla “peschiera o legnaia”, la dimora artificiale di questo pesce curioso e, in fondo, un poco stupido. Consisteva in cataste di fascine che ogni stagione venivano arricchite da altre; giacevano sul fondale, alte sino a due metri, ad una profondità variante dai sei ai trenta metri.


Il persico si annidava nella peschiera dove trovava il cibo per vivere; il pescatore arrivava, batteva un sasso sulla cima della peschiera ed il pesce cadeva in trappola. Attualmente si stanno posizionando nuove peschiere, con un aumento considerevole di pesce persico e Sandra. Si può pescarlo durante tutto l’anno, ad eccezione dei mesi di aprile e maggio, periodo in cui il pesce si riproduce. L’altro pesce pregiato, il lavarello, si cattura con le reti volanti, in modo particolare in primavera, periodo in cui viene a galla. La profondità della rete varia a seconda della temperatura dell’acqua: man mano che l’acqua si scalda, il pescatore deve immergere le reti ad una profondità maggiore. Le reti vengono calate la sera, agganciando ad esse delle lanterne che segnalano il loro spostamento, e vengono recuperate all’alba. Il periodo in cui attualmente è vietata la pesca del lavarello va dal 20 novembre al 20 febbraio. Il pesce “povero”, l’alborella, viene pescato con una rete a maglia piccola, posta in vicinanza della riva. Il pescatore con un sasso o una pertica batte l’acqua e il pesce spaventato, mentre cerca di scappare, incappa nella rete. Attualmente ci sono pochissime Alborelle ed è proibita la pesca.

fonte: Libro di Ranco (Civiltà e Storia del lago Maggiore)