San Quirico
leggenda di san quirico

La Leggenda di San Quirico


La  chiesetta che sorge sulla sommità del monte S. Quirico è dedicata appunto a Quirico, un bambino di tre anni, martirizzato, secondo la tradizione, insieme alla madre, a Tarso, nell’Asia Minore, durante le persecuzioni di Diocleziano.


Condotti entrambi in tribunale, il bambino più volte affermò di essere cristiano e il giudice, irritato, lo prese per le gambe e con violenza lo scagliò sui gradini, fracassandogli la testa.


Il piccolo martire è raffigurato nell’affresco dietro l’altare, ai piedi di Cristo in croce, con accanto la madre Giulitta.


La leggenda trascritta da C. Ranci racconta che, durante la terribile invasione barbarica dei Longobardi, nei boschi della collina aveva trovato rifugio una fanciulla di nome Servilia col vecchio padre.


Ogni mattina, prima dello spuntar del sole, Servilia si recava sulla sommità del colle dove viveva un santo monaco cristiano che, per sfuggire alla persecuzione degli Ariani, si era rifugiato in quel luogo solitario. Lassù, nella pace e nel silenzio, egli stava costruendo, pietra su pietra, una chiesetta per i suoi fratelli di fede che venivano da lui a chiedere consigli e aiuto.


La fanciulla gli portava in dono un cesto di ortaggi che il sant’uomo accettava commosso. Ogni volta si meraviglìava nel vedere come l’eremita, da solo, riuscisse ad innalzare i muri della chiesa e, in così breve tempo, a portarla quasi a termine.


Un giorno l’eremita, scostando alcuni rami di pino, le additò le colline che, sull’opposta sponda del lago, corrono in catena. Ne indicò con la mano una di fronte: ‘ -  Lassù vive un mio caro fratello e anche lui costruisce una chiesa, nel nome del Santo Martire Salvatore. Appena giunto su questa cima, mi accorsi di avere nella bisaccia solo il martello, mentre la cazzuola era rimasta ai mio compagno. Come innalzare la chiesa? Come eseguire le opere in muratura?


Invocando il Signore, egli era stato ispirate di lanciare con tutta forza il martello nello spazio, verso la collina di fronte. Il martello descrisse un'ampia parabola nel cielo, luccicò per un istante al sole, divenne un punto nero e sparì. Dopo qualche istante, ecco nell’aria un altro luccichio, un punto nero che ingrandì a vista d’occhio, precipitò verso di lui e, con un tonfo nell’erba, venne a cadere ai suoi  piedi: la cazzuola!

Così, scambiandosi ogni giorno gli arnesi da un monte all'altro, attraverso la distesa del lago, i due monaci poterono portare a termine il lavoro, per la gloria di Dio.


Un’altra leggenda simile narra che due santi romiti  stavano edificando uno la chiesetta del Santo Salvatore sopra Massino, l’altro quella di San Quirico, ma possedevano una cazzuola unica, mentre mani invisibili porgevano loro i materiali.


Ad ogni quarto d’ora, nella notte, si udiva un fischio in alto ed una scia di luce attraversava il cielo sopra il lago: era la cazzuola che i due santi si lanciavano l’un l’altro. Al mattino le popolazioni videro sui due monti erette le due chiesette e gli Aronesi, temendo calamità, invocarono i santi protettori della loro città.


Si racconta anche che la chiesetta di San Quirico fu costruita nel IV secolo quando San Giulio, chiamato dall’Arcivescovo di Milano, Ambrogio, giunse col fratello Giuliano a convertire le genti di Angera.

Il santo aiutò volentieri cristiani ad erigere un tempio nel centro della città, ma i pagani durante la notte lo demolirono.

San Giulio era sul punto di abbandonare la sua missione, quando pensò di costruire la Chiesa sulla cima del colle vicino e la dedicò a San Quirico.

(fonte: Ranco, civiltà e storia del Lago Maggiore)